Stay Together For The Kids: l'intervista di SPIN ai blink-182

I blink-182 sono sulla copertina del numero di luglio 2016 di SPIN e hanno rilasciato una lunga intervista che parte dai primi concerti al Soma di San Diego, passa dall’arrivo di Travis Barker, dal successo di Enema Of The State e dalla maturità dell’album Untitled e arriva ai difficili rapporti con Tom DeLonge e al nuovo album California con Matt Skiba.

Cosa volevi originariamente raggiungere quando hai iniziato con i Blink-182?
Mark Hoppus: C’era un club a San Diego chiamato Soma, dove andavamo spesso a vedere suonare le band punk-rock. C’era un piano superiore che teneva probabilmente circa 1.000 persone e c’era un piano inferiore che probabilmente teneva 150 persone. Se riuscivi ad avere 50 persone che dicevano che sarebbero venute a vedere la tua band nel piano interrato, avresti aperto il concerto nel locale del piano superiore. Quindi quello era il nostro obiettivo, arrivare al piano superiore. Era bello perché significava che la gente che non era un nostro amico diretto pagava per venire a vedere il concerto.
Cosa ha aggiunto Travis alla band quando è entrato a farne parte nel 1998?
Hoppus: Travis era allora — ed è ancora — l’X-factor nei Blink-182. È l’ignoto che porta l’idea di una canzone in un posto completamente nuovo. I ritmi che porta e le idee che ha per gli arrangiamenti rendono le canzoni dei Blink qualcosa di speciale.
Travis, qual è il tuo ricordo personale preferito da quando suoni nei Blink-182?
Travis Barker: Quando sono entrato nella band, è stato fantastico. Ero in tour con gli Aquabats e i Vandals a quel tempo. Ero come una prostituta della batteria, veramente. Chiunque mi avrebbe preso, ci avrei suonato assieme. Loro avevano bisogno di un batterista, ho iniziato a fare il sostituto e a suonare concerti con loro. Era molto divertente perché avevo imparato 21 canzoni tipo 45 minuti prima di un concerto. Era molto spontaneo e mi dovevo adattare molto velocemente.

Una volta che ero nella band, andare in Iraq è stato molto toccante. Era molto emozionante per me incontrare soldati che avevano tipo 19 anni e che non avevano incontrato i loro figli... O avere a che fare con la depressione. Abbiamo suonato su una nave per alcuni soldati — è stato molto bello. C’era questo ragazzo che è venuto e ha suonato la batteria — ma semplicemente stare con questi soldati, viaggiare con loro in elicottero e la gente con gli M-16... Mi ha aperto gli occhi.
Il vostro primo album con Travis, Enema of the State, è stato il vostro disco della svolta. Cosa pensi che questo disco avesse per connettersi con la gente?
Hoppus: Penso che stessimo prendendo la mano dal punto di vista della scrittura delle canzoni. Penso che essere conosciuti dal pubblico era il giusto ciclo musicale per noi. La gente era un po’ stufa di boy-band, principesse pop, sensibilità fabbricata ed era entusiasta per chitarre, angoscia, energia e entusiasmo, che è la nostra cosa.
Penso che Enema of the State e il suo seguito, Take Off Your Pants and Jacket, hanno subito una rivalutazione da parte della critica rispetto ad allora, forse perché i fan che sono cresciuti con la vostra musica sono ora i critici che recensiscono i dischi. Siete d’accordo?
Hoppus: Penso che la gente prenda i Blink più seriamente ora di prima. Ed è principalmente un nostro errore perché abbiamo intitolato [i nostri dischi] Enema of the State e Take Off Your Pants and Jacket, avevamo video in cui correvamo nudi Per Los Angeles, facevamo battute stupide sul palco e altre cose come queste.

Eravamo sempre come svantaggiati, specialmente con la critica. La gente scriveva di noi come band comica. Ma la gente che ascoltava i Blink sapeva che eravamo sciocchi e tutto il resto, ma scrivevamo canzoni su divorzio, suicidio e depressione. Avevamo le canzoni comiche, ma avevamo canzoni come “Adam’s Song” o “Stay Together for the Kids”. Quei ragazzi che ascoltavano i Blink sono ora quelli che controllato tutti questi organi di stampa che di solito scrivono di noi.

Mi sento ancora come se fossimo gli sfavoriti, ma sento che la gente ora ci rispetta. Alla gente potrebbe non piacere la nostra band o amare la nostra musica, ma penso che la gente rispetti il fatto che lo abbiamo fatto per 25 anni, continuiamo a farlo e siamo ancora in grado di suonare tre concerti giganteschi a New York e la gente viene a vederci.
Quando suonate il vostro materiale più vecchio, come vi riconnettete con canzoni come “What’s My Age Again?” e “All the Small Things”? Vi sentite ancora vicini a loro come quando le avete scritte?
Hoppus: Completamente, sì. Ognuna di queste vecchie canzoni è come un tatuaggio, un album di ritagli o una vecchia fotografia. Sono solo canzoni che definiscono certi momenti della propria vita. Tutti hanno una canzone che gli ha fatto passare una brutta rottura o che mettono su e li fa sentire come se volessero uscire a spaccare il culo al mondo con i propri amici durante il fine settimana. Quelle canzoni continuano a farmi sentire così. Quando suono “The Rock Show”, mi entusiasmo ancora nello stesso modo di quando abbiamo scritto quella canzone.
Barker: [Enema of the State] è come un tatuaggio, come un momento nel tempo, ma è invecchiato bene. Non è come uno di quelli che vedi e pensi: “Oh, Dio, vado a rimuovere questa merda”. È qualcosa di cui siamo orgogliosi. Per me, ero appena entrato nella band. Ero molto come Matt, ero molto nuovo a un certo punto. Andavo solo in tour con la band ed era arrivato il momento di realizzare un album; far parte del processo di scrittura ed essere in grado di dare il mio contributo sulle velocità, sui diversi ritmi e il resto è stato molto divertente ed entusiasmante.
Take Off Your Pants and Jacket è stato il vostro ultimo album con humor infantile. Era una mossa intenzionale diminuire le battute dopo Take Off?
Hoppus: No. Voglio dire, mi ricordo quando stavamo scrivendo [Take Off] e scrivendo le battute, ho detto “Voglio portare questo più lontano che possiamo”. Avevamo del materiale comico precedente, ma volevo spingerlo molto su quello. Poi abbiamo realizzato il disco senza titolo, semplicemente non ce la sentivamo di metterci del materiale comico, quindi non lo abbiamo fatto. Non è stata una riflessione o una cosa molto introspettiva tipo: “Scherzeremo su questo, non scherzeremo su questo?” Non ci sentivamo di farlo, quindi non lo abbiamo fatto.
Quando il disco senza titolo è uscito, la sua direzione diversa vi ha dato la sensazione di aver trovato una nuova vita come band?
Hoppus: Sì. Abbiamo lavorato molto duramente su quel disco per fare qualcosa di diverso e di questo siamo orgogliosi e di provare alcune idee diverse. Ci abbiamo lavorato per un anno e abbiamo smontato ogni canzone fino alla sua fondazione con diversi arrangiamenti e diversi stili. Era come un gigantesco laboratorio musicale in cui andavamo ogni giorno. Amo quel disco, penso che sia uno dei livelli più alti raggiunti da noi come band.
Parte della vostra lunga storia, sfortunatamente, include tensioni con il co-fondatore dei Blink, Tom. Da quando parte questa divisione? Fin dai Box Car Racer?
Hoppus: È stato strano per un certo numero di mesi [quando Tom e Travis hanno iniziato con i Box Car Racer nel 2001] e ne ho parlato con Tom e abbiamo chiarito in quel momento. Non è stato un problema fino a prima del disco “Untitled”. Andava tutto bene dopo. Questa volta Tom ha lasciato nello stesso modo che ha fatto la prima volta [nel 2005], quando ci ha fatto contattare solo dal suo manager che ci ha detto che non voleva che lo contattassimo e che non avrebbe più lavorato con i Blink.
Tom ha ripetutamente negato di aver “lasciato” la band. Perché avrebbe detto di non aver lasciato ufficialmente?
Hoppus: Non so perché dica così. Voglio dire, se vuole continuare a stare nei Blink, si sarebbe dovuto far vedere per registrare [California] o avrebbe dovuto telefonarci e dire: “Mio Dio, non voglio per nulla uscire dalla band”. Ma non lo ha fatto. Ho parlato con Tom una volta dal 2014 ed è stato abbastanza cordiale. Ma anche allora, quando stavamo parlando, ho detto: “Se non volevi lasciare i Blink, ti saresti dovuto far vedere o avresti dovuti telefonarci”.
Quindi avete iniziato a parlare di registrare California prima che Tom se ne andasse?
Hoppus: Avremmo dovuto registrare questo disco! Quando Tom ha lasciato, nei nostri messaggi parlavamo di spostare la strumentazione negli studi di registrazione per iniziare a registrare. Avevamo intenzione di iniziare a registrare la prima settimana di gennaio del 2015. La vigilia di Capodanno o il giorno prima la vigilia di Capodanno è stato quando abbiamo ricevuto l’email dal suo manager che diceva che era fuori. E abbiamo chiesto anche un chiarimento al suo manager: “Cosa significa che è fuori? Non vuole registrare? Non vuole suonare i concerti?” Ha detto: “Non vuole fare nulla. È fuori.”
Matt, quando sei arrivato, fino a che punto voi tre condividete la scrittura delle canzoni in questo disco?
Matt Skiba: È stato sicuramente uno sforzo collettivo. Io e Mark cantiamo quasi tutte le armonie, tutte le strofe, tutto fino al punto che di chiedevamo: “Lo hai scritto tu o l’ho scritto io?” Era solo una questione di mischiare il tutto. Eravamo tutti ai nostri posti di manovra.
Quando andate in tour e suonate le vecchie canzoni, canti tutte le parti di Tom?
Skiba: Sì. Sono sempre stato un grande fan dei Blink e continuo a voler avere quello spirito, ma portandoci la mia voce. Non cerco di imitare [Tom], ma ci sono certi modi di pronunciare e certe cose che devono continuare ad avere quello spirito. Cerco di essere rispettoso di questo per la band e per i fan, ma ci porto anche il mio gusto.

I Blink hanno portato gli Alkaline Trio in tour dieci anni fa e i nostri fan si sono triplicati. Tutti i fan dei Blink pensavano: “Oh, questa è una band cool”. C’erano sempre magliette dei Blink tra il nostro pubblico. È stato un viaggio molto bello e fantastico e sono molto amico di questi ragazzi da moltissimo tempo. È come scivolare in un bagno molto caldo, se preferite, per citare Hannibal Lecter.
Mark, cosa ne pensi di Neighborhoods?
Hoppus: Mi piace Neighborhoods. Neighborhoods era cool. Mi piacciono le canzoni su quel disco, mi piace la sua produzione. Sembra incoerente, riascoltandolo ora. Stavamo probabilmente assieme [in studio] un giorno su dieci. Ma sono sicuramente orgoglioso della sua musica. Mi stavo allenando l’altro giorno e una delle canzoni di Neighborhoods è stata scelta dalla riproduzione casuale e ho pensato: “Oh, questa è una bella canzone”.
Da quello che ho letto sulla realizzazione di Neighborhoods, non sembra che amavate registrare le vostre parti separatamente.
Hoppus: Ha fatto tutta la differenza su California avere tutte e tre le persone nella stessa stanza nello stesso momento. Stavamo assieme per Neighborhoods a discutere alcune idee e tutti dicevamo: “OK, andrò a San Diego per un paio di settimane, ci lavorerò e tornerò da voi”. C’era una separazione. Succede una magia quando tutti sono nella stessa stanza nello stesso momento con l’immediatezza di dire “Cosa ne pensi di questa parola?” o “Va bene, ma cosa ne pensi di questo?”

Penso che quando la gente critica costruttivamente le idee degli altri, le eleva molto di più che andare in studio e lavorare su qualcosa tutti da soli per un po’. A quel punto si diventa così radicali su ciò che si è scritto che è difficile fare un passo indietro. Abbiamo lavorato così velocemente in studio che Matt vedeva qualcosa e diceva “Va bene?” e io rispondevo “Sì, è fantastico”, diceva “Va bene?” e io rispondevo “Potrebbe andare meglio”. Ho bisogno anch’io di queste opinioni. Ognuno spingeva gli altri ed era semplicemente un risultato decisamente migliore.
Tutti i vari progetti paralleli — Box Car Racer, +44, The Transplants — in cui i Blink sono coinvolti si espandono in generi che vanno oltre il pop-punk. Come avete riconciliato i vostri interessi divergenti durante gli anni quando è arrivato il momento di registrare un nuovo disco dei Blink?
Hoppus: C’è sempre stato un grande tira e molla su come i Blink avrebbero dovuto suonare. Travis arriva da un diverso contesto rispetto a me e Tom arriva da un diverso contesto rispetto a ognuno di noi in termini di ciò che scriviamo e di come pensiamo che una canzone dovrebbe essere. Tom mi ha spinto fuori dal recinto in cui mi ero messo. Penso di tenere a terra la melodia e l’armonia e penso che Travis porti una canzone che potrebbe essere molto banale e la renda molto interessante. Sull’ultimo paio di cose a cui abbiamo lavorato, era troppo fuori strada. Tom cercava cose che erano molto diverse da ciò che io e Travis suonavamo. Amiamo le chitarre pesanti, le chitarre angoscianti e aggressive.
C’è un tema prevalente in California? C’è un’ansia in canzoni come “Rabbit Hole” e “Bored to Death”.
Hoppus: Non penso che ci sia un tema. Certamente non stavo scrivendo di cose diverse rispetto a ciò che penso di aver fatto in passato. Ciò che amo dei Blink è [che scriviamo] melodie orecchiabili con temi dark. Matt è grandioso in questo; Penso che abbia un talento fantastico nello scrivere le canzoni più stupende che parlano di morte e omicidi. A un punto del processo di scrittura stavamo scherzando sul fatto che avremmo dovuto intitolare l’album Death Blood perché c’erano testi su morte, sangue, annegamenti e quant’altro. Ma no, mi sento ancora come se stessi scrivendo dallo stesso posto di Cheshire Cat [, album di debutto dei Blink del 1995].
Ci sono un paio di canzoni brevi molto sciocche in California — “Built This Pool” e “Brohemian Rhapsody”. Entrambe hanno questo sound che ricorda un momento più lontano e più irriverente della storia dei Blink. Cosa vi ha fatto voler tornare lì?
Hoppus: [Il produttore] John [Feldmann] ha creato un ambiente di entusiasmo, spensieratezza e eccitazione. Per quanto riguarda “Built This Pool”, era solo qualcosa che stavo suonando dietro a John quando eravamo tra una registrazione e l’altra e ha detto: “Cos’è?” Ho detto: “Oh, è solo una cosa scherzosa che ho fatto tempo fa”. Ha detto: “Lo dobbiamo registrare, lo dobbiamo registrare!” Quindi siamo finiti a registrarlo molto velocemente. Non penso che nessuno di noi pensava: “Oh, abbiamo bisogno di mettere delle joke song sul disco”. Se trovavamo qualcosa di divertente, lo registravamo e, se volevamo, lo mettevamo sul disco. Non è qualcosa su cui abbiamo passato molto tempo a tormentarci.
Se iniziaste oggi e registraste le vostre canzoni volgari come “Does My Breath Smell?”, “Dick Lips” e “Happy Holidays, You Bastard”, pensate che i Blink avrebbero lo stesso livello di successo che avete avuto a cavallo dell’inizio del secolo?
Hoppus: Penso di sì. Siamo sempre stati i bersagli delle nostre battute. Penso che la gente vedeva che non prendevano veramente in giro nessuno al di fuori di noi stessi. Quindi penso che le canzoni avrebbero continuato a resistere. Continuiamo a suonarle 15 anni dopo e ci divertiamo molto a farlo.

Our newest cover story: In the wake of their first studio album without guitarist and founding member Tom DeLonge, pop-punk superstars @blink182 look back on a quarter-century of dick jokes, teaming with @alkaline_trio’s Matt Skiba, and how every song stays with them "like a tattoo." Link in bio.

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