Mark Hoppus ha parlato a Vogue di NINE, del tour con Lil Wayne e del lavoro di Tom DeLonge nei blink-182

Mark Hoppus è stato intervistato da Vogue per parlare dell’uscita di NINE dei blink-182.

L’album NINE dei blink-182 parla della società moderna.

Il mondo è un posto molto strano in questo momento. Questo disco parla dell’essere un essere umano del 2019: la gioia, le paure e l’ansia. La gente sta crescendo distante l’una dall’altra.

Heaven parla della sparatoria a Thousand Oaks del 2018.

Significa molto per me personalmente. Quella che era partita come una canzone sui cuori infranti è diventata una canzone sul vivere in America nel 2019.

Happy Days ha una musica pop, ma ha un significato dark.

Sembra una canzone felice, ma il testo parla di me che cerco di trascinarmi fuori da della depressione occasionale.

I blink-182 hanno iniziato a lavorare a NINE nel gennaio del 2018.

Siamo andati in studio e abbiamo iniziato a lanciare delle idee e siamo arrivati ad avere quattro o cinque canzoni molto fighe. Poi siamo caduti nella monotonia. Abbiamo iniziato a scrivere la stessa canzone all’infinito. Abbiamo finito per riscrivere la maggior parte del nuovo disco. Quando ci siamo detti “fanculo, scriveremo delle cose strane”, abbiamo svoltato.

Mark Hoppus ha parlato della diffidenza iniziale quando è stato annunciato il tour dei blink-182 con Lil Wayne.

Quando lo abbiamo annunciato, la gente diceva: “Non voglio andare a vedere un rapper con una band rock”. Ma ad ogni concerto la gente canta tutte le parole delle canzoni di Wayne e poi cantano tutte quelle delle nostre... I generi sono inutili e morti a questo punto. Non penso che ci siano molte persone che dicono: “Ascolto solo uno stile di musica”. Adesso ai ragazzi non interessa. È una boccata d’aria fresca. Essere bloccati in una corsia fa schifo.

Mark Hoppus ha parlato dell’effetto nostalgia del Hella Mega Tour con Green Day, Weezer e Fall Out Boy.

La gente che è cresciuta ascoltandoli è adulta adesso e vuole ricordare quei tempi quando erano giovani e ascoltavano la musica.

Mark Hoppus ha parlato prima degli inizi dei blink-182 con Tom DeLonge e Scott Raynor e poi dell’addio di Tom con l’arrivo di Matt Skiba.

C’era una vera unità d’intenti nella band; era quando la band ha trovato se stessa.

Quando Tom era nella band, quello è stato il momento in cui i Blink hanno fatto il loro miglior lavoro. Adesso, senza Tom e con Matt nella band, approcciamo le canzoni in maniera diversa.

Ho parlato con Tom per la prima volta in due anni subito prima di iniziare questo tour. La conversazione è stata incentrata soprattutto sul dirci: “Nessun rancore. Tu fai la tua cosa, noi faremo la nostra cosa”. Va tutto bene.

Mark Hoppus ha voluto raccontare tutti i suoi lati più oscuri con NINE.

Volevo buttare fuori tutto con questo disco: qualsiasi insicurezza e pensiero cattivo. Le parti di se stessi che si cerca sempre di nascondere al mondo. Quelle sono le cose con cui la gente si immedesima.

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