Travis Barker ha avuto una premonizione sul suo incidente aereo

Travis Barker è stato intervistato da Billboard per parlare della sua biografia Can I Say, del suo incidente aereo, del suo rapporto con le donne e del suo abuso di droghe.

La tua biografia è incredibilmente dettagliata e onesta. Com’è stato il processo di scrittura?
Grazie, amico. È stato come un album per me. Ci ho speso molto tempo e volevo solamente che fosse perfetta. Sai, le case discografiche ti dicono: “Oh, deve essere consegnato il mese prossimo!”. Se la musica non è pronta, allora gli rispondi: “Nah, mi dispiace”. Lo devi rinviare. Per questo l’ho voluto trattare come un album. Pensavo: “Amico, è la mia vita. E specialmente perché è la mia biografia”. La mia prima e unica biografia, prima parte, e deve essere sul pezzo.
Buona parte del libro parla della tua relazione con le donne. A un certo punto ti sei definito un “completo stronzo” per il modo in cui le hai trattate. Ripensando al Travis di 20 anni fa, cosa ti diresti visto ciò che sai ora?
A quel tempo vivevo molto alla giornata. La mia mentalità era: “Cazzo, domani potrei essere morto”. Sono cresciuto perdendo mia mamma da giovane, venendo colpito da giovane. Assumendo molte droghe. Se era la mia ora, era la mia ora, ma poi non è stato più così quando sono arrivati i miei figli — è cambiato tutto. Poi ho iniziato a pensare: “Oh mio dio, cosa ho messo nel mio corpo? Per cosa l’ho fatto?”. Amavo essere padre. Voglio stare a casa con i miei figli, ma sono un musicista e devo andare in tour. Questo è come faccio i soldi. Era questo tira e molla e poi mi medicavo da solo per andarmene. Mi ricordo che ero nella mia stanza. Dovevano essere circa le 6 di mattina e pensavo: “Domani devo andare in Europa”. E una settimana prima [dell’incidente aereo] facevo degli incubi sugli incidenti aerei. Succedeva sempre. Non dormivo bene. La mia colazione era formata da spinelli, quattro Vicodin, un Valium e un ossicodone. Perché era l’unico modo per andare via da casa. Mi dovevo medicare da solo prima di poter pensare di salire in macchina. Era dura.
Sei stato sposato e hai divorziato due volte. Se più cauto con le relazioni ora?
No, ho delle abitudini molto diverse ora. Nel momento che ho avuto dei figli la mia vita è cambiata. Volevo essere sobrio per loro. Volevo essere vivo e sano per loro. Molto cose sono cambiate e continuano a piacermi le ragazze, ma non sono stato in una relazione seria da Shanna [Moakler, l’ex-moglie]. Ci sono persone con cui sono uscito ed è stato bello, ma ricevo più amore dai miei figli. Sono molto più soddisfatto a suonare e a stare occupato facendolo. Non ho questo desiderio di essere in una relazione 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Sono felice con il modo in cui sono le cose in questo momento. La musica e i miei figli sono le priorità numero uno della mia vita.
Ci sono molti dettagli sui tuoi problemi di abuso di sostanze. Qual è stato il punto più basso?
Ce ne sono veramente un paio, amico. Stare via per tre mesi alla volta senza i miei figli era dura. Quello mi ha portato ad abusi estremi. Ma penso all’Australia [nel 2004], ero molto dipendente all’ossicodone e avevo la sicurezza che avrei dormito effettivamente di giorno e poi sarei stato sveglio di notte per assicurarmi che stessi respirando. Quello era abbastanza patetico. Le mie ossa era molto fragili per tutto l’uso di antidolorifici. C’è stato un momento quando sono arrivato in Europa per quel tour in cui mi identificavo come un cassonetto. E non ero orgoglioso. Ero spaventato. Ho dovuto chiamare Mark [Hoppus dei blink-182] e dire: “Ehi, amico. Sono come un suicida al limite. Sto impazzendo. Ho bisogno di andare a casa”. Non era neanche iniziato un concerto. Ero là da due giorni. Non avevo dormito neanche un giorno. Avevo bisogno di tornare a casa e mettere la testa a posto. Quindi penso che quello sia stato il momento più deludente.
Di questi tempi qual è il tuo fattore motivante per stare sobrio?
Sono sobrio dalle droghe pesanti da più di otto anni. Ma ho smesso di fumare erba circa quattro anni fa. E questo era solo qualcosa che facevo poco, ma ho avuto comunque un colpo d’avvertimento per quello. Avevo delle cellule precancerose in gola. Ero destinato a rimanere sobrio, amico. Avevo fatto il mio tempo. A volte continuavo a chiedermi, anche se fumavo prima di andare a dormire, se ne avevo bisogno. Ne ero dipendente? Era un’altra cosa che dovevo nascondere ai miei figli o che mi faceva essere deluso di me stesso? Una volta ero lucido, e non ero stato lucido da molto tempo, e ho pensato che non potevo tornare indietro. Ne sono ancora grato.
Hai scritto che il giorno dell’incidente avevi delle riserve sul salire sull’aereo. Ora ascolti di più il tuo istinto?
Al cento per cento, sì. Siamo arrivati [in aeroporto ] e facevo la mia cosa normale: mi medicavo. Ho chiamato mio papà. Non so cosa fosse, ma ho detto: “Papà, ho una sensazione stranissima. Qualcosa che mi dice che non è giusto”. E prima mi ero allontanato dall’aereo. Ma ho detto: “Ti amo e, se succede qualcosa, assicurati che qualcuno si prenda cura dei bambini”. E poi ero abbastanza sicuro...
Ripensando all’incidente aereo, ora dai più valore alla vita? Qual è la tua mentalità?
Ero un piccolo punk, qualcuno di cui non essere orgoglioso, quell’abuso di pillole tutti i giorni e il prendere tutta quella merda in ambito ricreazionale. E poi vedi la morte in faccia e sei quasi morto in un incidente aereo, e poi sei forzato a usare la morfina per quattro mesi. Pensi: “Oh, come possono cambiare le carte in tavola?”. Sono passato dall’essere così a uscire dall’ospedale e rifiutarmi di portare a casa i medicinali antidolorifici. Usavo anche quelle droghe bipolari pazzesche perché pensavo al suicidio in ospedale, mascherando tutto dal dolore di pensare: “I miei amici sono morti? Dovete amputare il mio piedie?”. Era completamente fatto. E ne ho pagato il prezzo, mi sono auto-medicato per troppo tempo. Mi sono svegliato durante 11 dei miei 27 interventi chirurgici [dopo l’incidente]. Non era divertentente. Ti svegliavi e non sapevi cosa stava succedendo. Si sentiva solamente un dolore estremo e cercavo di colpire i dottori. Ha esposto il vero disastro che ero. Ma sai, ero già un grande padre. Amavo i miei figli, ma dopo quello era come se avessi avuto una seconda possibilità nella vita e molte cose sono cambiate. Non c’era più abuso di droghe. Passavo già molto tempo con i miei figli, ma erano gli unici con cui uscivo, specialmente in seguito. Ero anche un piccolo svitato per un po’. Non avevo lasciato la casa. Avevo paura che, se avessi lasciato la casa, qualcosa sarebbe caduto dal cielo e mi avrebbe colpito. Mi aspettavo tutto il tempo che sarebbe arrivata qualche malattia. Così me ne volevo solamente stare rinchiuso in casa con loro finchè non sarei guarito del tutto.

È stata una combinazione tra il vedere un medico per i disturbi post-traumatici e Adam [DJ AM], che era completamente sobrio, ed eravamo ognuno il sistema di supporto dell’altro. A quel punto non c’era nessun dottore, nessun terapista con cui potevi parlare che aveva avuto un incidente aereo. Non esistono. Noi c’eravamo e poi c’era un sito web chiamato Access Health che visitavamo entrambi ossessivamente perché era solamente per le vittime e i sopravvissuti di incidenti aerei. Era strano essere per tutti gli altri dei sopravvissuti e ci andavo spesso perché ho perso due dei miei migliori amici, erano molte emozioni con cui avere a che fare e poi c’erano i sensi di colpa del sopravvissuto. C’erano molte cose. Mentalmente, sono stati dei buoni sei mesi in cui dovevo mettere la testa a posto.
DJ AM è morto meno di un anno dopo. Avendo passato quell’esperienza molto presto dopo l’incidente, come ha cambiato il modo con cui dai valore alle amicizie?
Era il mio migliore amico. Andava oltre l’amicizia. Era come se ci fosse solamente un’altra persona al mondo. Dopo averlo perso mi chiedevo: “Cazzo, c’era qualcosa che avrei potuto fare?”. Era l’unica cosa che non avrebbe mai smesso di riemergere nella mia mente. Guardo le cose. Vedo cos’è importante e cosa non è importante e, se qualcuno passa qualcosa di grave, posso onestamente dire che prima dell’incidente aereo non ne sapevo nulla. Ci sono pochissime persone che passano qualcosa di simile. Finchè non passi qualcosa di simile, non sai come ci si sente. Vedo la gente che vive la propria giornata e non si rende conto di non aver mai visto la morte in faccia. Non si rendono conto come alcune cose sfortunate possono succedere velocemente e di solito non ci sono avvisi. Quindi continuo a guardare avanti, amico. È sicuramente una qualità di cui non mi disferò. Anche sul pullman per il tour mi aspetto di colpire qualcosa e la gente mi dice: “Ehi, amico, va tutto bene. Fai un respiro profondo”. Ma ogni giorno che passa dall’incidente aereo è un altro giorno che mi allontana dalla morte. Sono molto fortunato.
Oggi ti consideresti a posto?
Oh sì, amico. Ho il miglior sistema di supporto. Ho i figli più fantastici. Non devo prendere medicine. Non vedo un dottore per i disturbi post-traumatici da sei anni. Ricevo molto amore e felicità con la musica, suondando la batteria e dai miei figli. Non c’è nulla di meglio. Non posso chiedere di più.

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